Il titolo è ispirato al secondo libro della “Ricerca del tempo perduto” di Proust: “All’ombra delle fanciulle in fiore”. Il fiore, che compare in molti degli scatti, qui è una metafora della primavera ma, soprattutto, della giovinezza e della leggerezza.
Ti è bastato un fiore
caduto da chissà dove
perché indossassi la primavera
facendo mille prove
Quel fiore ora è una bocca
un occhio un orecchio
Con degli occhiali e un cappello
provi perfino la parte di un vecchio
Eppure quell’articolo di giornale
che leggi con sguardo serioso
quelle parole di strage
le hai subito fatte diventare
coriandoli di carnevale
A te basta un attimo
per dimenticarti tutti gli altri
per arrenderti e difenderti
senza spine
per aprirti e farmi aprire
Non hai giudicato
nemmeno il mio racconto
il più sporco d’inchiostro del mondo
-Non sei il primo né l’ultimo- hai detto
sfiorata da un soffio di vento
e sempre col fiore in bocca
perché leggera
è la felicità che ti tocca
CREDITS
ph: Simone Consorti
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