Siracusa: “Life’s journey” di Fang Tong dal 20 ottobre al 18 novembre

Evento:                                          Mostra di fotografia contemporanea
Titolo:                                             Life’s Journey
Artista:                                           Fang Tong
Curatore:                                      Massimo Gurciullo  –  Salvatore Zito
Inaugurazione                           Sabato 20 ottobre 2018, h18:30
Durata:                                           20 ottobre – 18 novembre 2018
Orario:                                            10:00-12:00/17:30-20:00 – sabato mattina – Domenica e Lunedì chiuso

"Roadside motel #11" © Fang Tong
“Roadside motel #11” © Fang Tong
"Swimming pool" © Fang Tong
“Swimming pool” © Fang Tong

(CS) Sabato 20 ottobre prossimo, alle ore 18:30, presso la galleria di Fototeca Siracusana, s’inaugurerà “Life’s Journey”, mostra personale della fotografa cino–canadese Fang Tong.
Secondo evento della stagione settembre – dicembre 2018, Fototeca Siracusana propone la contemporaneità della narrazione fotografica dell’artista Fang Tong di Vancouver (CAN), dove vive e lavora,  che sarà presente per l’occasione.
Life’s Journey” è una serie di venti immagini tratte dall’ampio progetto dell’artista, “istantanee non istantanee” scattate su sfondi di vita comune, dentro le stanze di un motel qualsiasi, frequentato da persone qualsiasi in una parte del mondo qualsiasi. Tableau che rivelano racconti fortemente probabili di una disarmante quotidianità in cui trovare l’essenza stessa della vita recuperata dal caos della modernità che trascina tutti in un ordine omologato e spesso inconsapevole. Riprendersi la vita, a cominciare dagli aspetti più semplici, dai bisogni più elementari come la ricerca della propria serenità. Questo è il messaggio, e questa è la fotografia di Fang Tong, artista cino-canadese con studi accademici a Shangai e Parigi.
Il titolo della mostra, Life’s journey, manifesta inconfutabilmente il soggetto delle riprese di Fang Tong:  la semplice quotidianità in cui trovano spazio le storie di ognuno di noi; fotogrammi tratti da milioni di vite vissute al di là delle tensioni; milioni di attori che interpretano la propria storia di normalità entro un range di emozioni e tensioni sostenibile.  Scenografie accuratamente composte in tableau per consacrare l’ordine della vita e attori guidati nella loro gestualità da una sapiente regia che governa i loro corpi e i personaggi che interpretano. Nessuna casualità di ricerca nella rappresentazione del quotidiano, nessun legame con l’idea comune di fotografo che aspetta che sia l’immagine (“interessante”, “emotivamente coinvolgente”) a formarsi da sola nel suo mirino.
Allontanamento dalla realtà che in questo genere di fotografia contemporanea da una parte respinge ogni residua pretesa di “specchio della realtà”, dall’altra rivela, in una sorta di leale trasparenza, i meccanismi e i trucchi insiti nella comunicazione per immagini.
Lungo tutto il corso della sua storia la fotografia è stata la realtà; oggi è la verità, come quella narrata nei fotogrammi di Fang Tong.

La mostra rimarrà aperta fino al 18 novembre, l’ingresso è gratuito.

 

LIFE’S JOURNEY   |   Fang Tong 

di Gino Carpi

 

Istantanee non istantanee su sfondi di vita comune, dentro le stanze di un motel qualsiasi, frequentato da persone qualsiasi in una parte del mondo qualsiasi. Racconti fortemente probabili, di una disarmante quotidianità, in cui trovare l’essenza stessa della vita recuperata dal caos della modernità che trascina tutti in un ordine omologato e spesso inconsapevole. È questa la fotografia di Fang Tong, artista cino-canadese con studi accademici a Shangai e Parigi.
Fang Tong appartiene a pieno titolo alle nuove generazioni di fotografi il cui compito è di completare il processo d’inserimento del concetto di “fotografia” nel pantheon delle arti maggiori; lo fa attraverso la contestazione della fotografia tradizionale e dei suoi stereotipi; lo fa attraverso il completo ribaltamento del significato proprio di fotografia, attribuitole dal giorno della sua scoperta a oggi.
I “fotografi artisti” (coloro che si esprimono solo attraverso procedimenti fotografici), sono sempre più accomunati agli “artisti convenzionali” nella necessità (lampante) di voler rappresentare, non il reale, ma soprattutto le tensioni legate alla storia attuale, che indirizza l’arte verso forme d’espressione disparate, ma collegate da alcuni elementi fondamentali, come la tendenza generale alla narrazione e alla finzione, il cui effetto più evidente è quello dell’allontanamento dalla realtà.
Una tendenza, questa, che in fotografia da una parte respinge ogni residua pretesa di assimilarla ad uno “specchio della realtà”, dall’altra rivela, in una sorta di leale trasparenza, i meccanismi e i trucchi insiti nella comunicazione per immagini.
Fang Tong definisce, in questo contesto di metamodernismo, una strategia personale in cui la fotografia (momento dello scatto) è destinata ad essere il prodotto finale, il compendio e la soluzione di un progetto di comunicazione che nulla ha a che fare con l’attimo di Cartier-Bresson o i raffinati reportage di Salgado, piuttosto con autori contemporanei come Cindy Sherman, Gregory Crewdson, Anna Gaskell o Jeff Wall; fotografi che hanno rimodulato con il loro lavoro il ruolo della fotografia, non solo in ambito artistico, ma nella comunicazione in generale.
Il genere fotografico di Fang Tong, pur provenendo dall’area americana o, comunque, non europea della fotografia concettuale degli anni Sessanta e Settanta, si collega, forse maggiormente, considerato il suo percorso formativo, alla pittura figurativa sia dell’era pre-fotografica, (da Raffaello a Vermeer ricca di tableau vivant), che post (dal realismo europeo del XIX Secolo a quello americano di Edward Hopper).
Il titolo della mostra, Life’s journey (trad. Il viaggio della vita), manifesta inconfutabilmente il soggetto delle riprese di Fang Tong:  la semplice quotidianità in cui trova spazio la vita di ognuno di noi; fotogrammi tratti da milioni di storie vissute al di là delle tensioni; milioni di attori che interpretano la propria storia di normalità entro un range di emozioni e tensioni sostenibili.  Scenografie accuratamente composte per consacrare l’ordine della vita, attori guidati nella loro gestualità da una sapiente regia che governa i loro corpi e i personaggi interpretati. Nessuna casualità di ricerca nella rappresentazione del quotidiano, nessun legame con l’idea comune di fotografo che aspetta che sia l’immagine (“interessante”, “emotivamente coinvolgente”) a formarsi da sola nel suo mirino.
Il furore delle immagini, quando dalle immagini non trapela nessun furore (clamore) è la prova della loro forza contro gli stereotipi della comunicazione in cui il sensazionale o il pathos sono d’obbligo, in cui valgono solo gli stilemi pre-confezionati della bellezza o del politicamente corretto.
La fotografia è stata la realtà, oggi è la verità, come quella narrata nei fotogrammi di Fang Tong.

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