“Entrato in questo ex sanatorio femminile, ormai abbandonato, lo scopo era quello di raccontarne la storia. L’atmosfera di degrado, unita alle sensazioni che la natura del posto suscitano, mi ha spinto a cogliere il suggerimento di un compagno di avventura: comunicare quelle emozioni con i miei scatti, al di là di un reportage in senso stretto. Il mosso creativo, in fase di scatto, ha risposto a questa mia esigenza, rendendo vive, già sul display, le sensazioni provate. Ho scelto di concentrarmi soprattutto sui graffiti, una forma d’arte che esprime disagio e bisogno di comunicare fuori da canoni prestabiliti. Li ho percepiti come filo conduttore tra la condizione di sofferenza degli infelici ospiti di quelle mura, e l’inquietudine degli ‘artisti’ che a quelle stesse mura diroccate hanno regalato una voce.”
Thrasso Galatis












