“Libera” di Tommaso Pitton

Come in quasi tutti i miei lavori sul corpo, anche questo parte dalla scelta della modella.
Non devo mostrare un prodotto per cui non mi serve un modello professionista, anzi, mi serve una persona che mi abbia colpito per un qualche particolare e con la quale si instauri un rapporto teso alla realizzazione di opere che trasmettano delle emozioni e che ne suscitino.
I mie progetti nascono da un dialogo con l’altro, da un confronto tra quello che incuriosisce me di lui, da quello che un suo movimento mi evoca e da quello che l’altro vuole mostrare di se.
Il risultato è un opera a se, trasmette le emozioni di entrambi e nell’osservarla a posteriori, suscita nuove emozioni svelando nuovi strati di profondità.
Le caratteristiche di questa persona in particolare sono lo sguardo, coperto da questo caschetto perfetto e le braccia i cui gomiti si piegano al contrario trasfigurando il concetto di braccia in ali.
Un senso di libertà, di fluttuazione in contrasto con un senso di abbandono, di chiusura in se, di solitudine, di costrizione dello spazio che schiaccia il corpo a terra vinto dalla gravità.
Così compaiono delle piume, dei materiali da imballaggio che accentuano il senso di abbandono di un corpo che diviene vecchio manichino, di un corpo costretto tra i muri angusti di una nicchia, cerca di rialzarsi, scalare lo spazio in cerca di una via di fuga, mostra la fatica dell’uscire, spiega le ali, conquista la propria libertà.
Non scatto sempre in bianco e nero, tuttavia spesso lo prediligo poiché il colore tende a rubare attenzione, sminuire le linee di forza, ammorbidire i contorni.
Credo sia il risultato della mia formazione come architetto.
Ho cominciato ad appassionarmi di fotografia durante il primo anno di Architettura, a Venezia.
Ho deciso così di approfittare del corso del Prof. Italo Zannier, e di svilupparmi da solo le fotografie utilizzando l’attrezzatura di un fotografo conosciuto in quel periodo (Beppe Calgaro). Così sono diventato suo assistente occupandomi per diversi anni di moda e foto industriali.
Finita l’Università però ho cominciato ad esercitare la professione di Architetto, e salvo una piccola fase in cui mi sono occupato di foto di architettura su esplicito incarico, verso il 2000 ho dovuto abbandonare questa arte per questioni di tempo.
Ho ricominciato nel 2011 e ad oggi sto cercando di far convivere il lavoro di Architetto con quello di Fotografo, attraverso l’Arte.
Infatti come architetto mi sono affacciato al mondo del design e degli allestimenti, e quindi dell’arte e come fotografo idem.
Ho realizzato un servizio fotografico per la mostra “Un coro a tre voci” oggetti e architetture di De Pas D’Urbino Lomazzi organizzata dall’ISAI presso il Lanificio Conte di Schio, finalizzato alla pubblicazione di un catalogo fotografico della mostra.
Ho realizzato un servizio fotografico per i designer D’Urbino e Lomazzi alla Triennale di Milano durante il Salone del Mobile, cui ha fatto seguito una pubblicazione “I Protagonisti del Design” Hachette editrice, ed un servizio fotografico al Politecnico di Milano.
Ho realizzato un servizio fotografico e video sul “Gioiello di Vicenza”, pubblicato su Vicenza Vogue.
Collaboro con alcuni artisti fotografando le loro opere ambientate, e le loro esposizioni.
Questo progetto è stato realizzato con una Nikon 90x (Analogica) e con una Fuji X10.
Nonostante infatti ormai stia lavorando principalmente col digitale (Canon 6d), credo ancora che la grana della pellicola abbia molta più profondità, e la fuji X10 mi ha aiutato un po’ nel passaggio da un mezzo all’altro, col suo stile, con le sue simulazioni di pellicola e con la sua estrema compattezza che per la maggior parte delle volte riduce la soggezione che incute un macchinario troppo ingombrante.
Comunque si possono fare belle foto con qualsiasi mezzo purché ne si conoscano i limiti e non si pretenda di fare ciò che il mezzo non è in grado di fare. Gli scatti sono in interno perché l’attenzione doveva restare sul corpo e non sul contesto.
Inoltre, se pur prediligo la luce naturale, la luce artificiale (in questo caso tre quarzine da 800watt) è sicuramente più controllabile e non ti pone limiti di tempo poiché rimane costante.

Tommaso Pitton

© Copyright Tommaso Pitton
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Credits and Contacts

Photographer: Tommaso Pitton

www.tommaso-pitton.com

tommasopitton@libero.it

Fb: CantiereBarche14

0039 347 3861040

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