Visioni dalla Cina a Venezia

2_672-458_resize(Alessandro Zangrando) Venezia, 21 Agosto 2013 – Quasi cinquemila metri quadri. Tre «tese» completamente riempite di quadri e sculture. Benvenuti nel lussureggiante regno dell’arte cinese: è «Voice of the Unseen», il più vasto evento collaterale della Biennale d’arte. Abbiamo attraversato il bacino dell’Arsenale e ci siamo lasciati alle spalle il Padiglione Italia. In questa area un po’ selvaggia e dall’aspetto post-industriale, l’Asia la fa da padrona. Il sottotitolo di «Voice of the unseen» è «Arte cinese indipendente dal 1979 a oggi», 188 artisti in mostra, trent’anni di ricerca. Il curatore Wang Lin ha realizzato un’Enciclopedia orientale. Colorata, vorticosa, affollatissima, dove non domina una tendenza. O meglio la tendenza principale è quella di disinteressarsi delle tendenze. In «Voice of the unseen» vediamo un’arte che parte da zero e che evita di fossilizzarsi sulle due grandi aree di intervento, quasi obbligate, dell’arte occidentale, ambientalismo e impegno/denuncia.

Non che nei grandi spazi dell’Arsenale manchino le opere che affrontano storia e dolori, come quelle di Xu Weixin, dedicate alla vittime della Rivoluzione culturale o le storie di migranti riportate da Mao Ding. Più spesso domina invece, semplicemente, la comunicazione della forma della bellezza. Così i monocromi rossi di Geng Zhengjie sono seducenti volti femminili, potenti ed elettrici, pop e antirealistici. Le sagome di Shangai di Duan Jianghua, cineree e cupe, reinventano un clima post apocalittico. La differenza con gli artisti occidentali sta nella preferenza concessa alla narrazione, trascurando del tutto la riflessione sul progetto, il concettualismo. Non si può evitare di pensare alla censura e al problema della libertà di espressione. Questo non ha comunque impedito il sorgere di grandi artisti e l’esercizio di una creatività dalle molteplici declinazioni. Basta pensare che nell’elenco dei dieci artisti più quotati del mondo figurano due star cinesi, Zhang Xiaogang e Zeng Fanzhi. Un’opera del primo è stata venduta nel 2011 per 10 milioni di dollari, il secondo (uno degli autori preferiti di Pinault) espone due grandi tele nel «cubo» di Punta della Dogana.

A Venezia in queste settimane la Cina è protagonista quasi assoluta con una quindicina di mostre in corso (tutte a ingresso libero, a eccezione, ovviamente, del padiglione cinese della Biennale) che testimoniano la vitalità di un momento sorgivo e fecondo. Ai Weiwei è la personalità più nota, soprattutto mediaticamente, e in Laguna è presente in tre luoghi (padiglione tedesco, alla Giudecca e nella chiesa di San Antonin) con le sue opere di denuncia del regime. Ma è il momento di aprire gli occhi su molti altri. A partire dal padiglione ufficiale cinese della Biennale, dove videoinstallazioni convivono con tradizionalissimi oli su tela (delicati e commoventi, di Tong Hongsheng) e fotografie. Al museo diocesano di Sant’Apollonia la curatrice Xiao Ge traccia invece un parallelo fra il Canal Grande e il Grand Canal, quello che collega Pechino a Hangzhou, il più lungo e antico canale artificiale del mondo (oltre 1.700 chilometri). Il risultato sono pittura tradizionale, installazioni, video, performance e new media. La Chiesa di Santa Maria della Visitazione, accanto ai Gesuati, espone le opere ipnotiche e mistiche di Zhong Biao, maestro dell’iperrealismo, forte di una tecnica straordinaria.

Nel 2011 il Paese è diventato il secondo mercato mondiale dell’arte con il 23% di quota, preceduto dagli Stati Uniti con il 34%. Pechino e il famoso distretto «798» stanno facendo seria concorrenza a New York e al suo sistema delle gallerie anche grazie a una politica che valorizza la produzione nazionale, e i record d’asta di opere cinesi sono all’ordine del giorno. Anche tutto questo giustifica lo «spiegamento di forze» in Laguna. «L’arte cinese ha attraversato una quindicina di anni di stasi, in cui la tradizione era stata interrotta e dall’esterno veniva solo il realismo socialista – spiega Marco Ceresa, professore di studi culturali sulla Cina a Ca’ Foscari e direttore dell’istituto Confucio -. Quando questa situazione è terminata gli artisti hanno sentito di poter fare tutto contemporaneamente, questo spiega la grande varietà di stili. A questo si aggiunge la crescita economica in cui l’investimento sulla cultura viene visto come sorta di nazionalismo.

Così i ricchi cinesi investono in arte cinese, antica e moderna. L’arte diventa status e commodity». Infatti «lo sviluppo dell’arte cinese è collegata con la prosperità del mercato dell’arte», aggiunge Xiao Ge. «La Biennale di Venezia in questi ultimi anni – spiega Wang Lin – ha offerto un’occasione importante ai curatori di tutto il mondo. Per quel che riguarda la Cina, i visitatori potranno vedere i diversi volti dell’arte contemporanea cinese fuori dalla selezione ufficiale. Che cosa ci aspetta il futuro? La nostra società ha molti problemi sociali, politici, culturali, spirituali. Credo che il tema dell’impegno sarà sempre più presente».

Ecco tutte le mostre in programma:

Voice of the Unseen
Tesa alle Nappe 91, Tese di San Cristoforo 92-93-94, Arsenale Nord – Esposizione curata da Wang Lin, Luo Yiping e Gloria Vallese

Ai Weiwei – Disposition
Zuecca Project Space / Complesso delle Zitelle, Giudecca 32 (Fondamenta delle Zitelle) – Chiesa di Sant’Antonin, Castello (Salizada Sant’Antonin) – Esposizione curata da Maurizio Bortolotti

Culture-Mind-Becoming
Palazzo Mora, Strada Nova 3659 (San Felice) – Palazzo Marcello, San Marco 3699 (Rio Terà degli Assassini) – Esposizione curata da Karlyn De Jongh, Huang Du, Danilo Eccher, Yang Shinyi

The Gran Canal
Museo Diocesano, Sale espositive, Castello 4312 – Esposizione curata da Xiao Ge.

Rhapsody in Green
Istituto Santa Maria della Pietà, Castello 3701 – Esposizione curata da Wen-I Yang

Ink Brush Heart – XiShamgBanNa
Conservatorio di Musica Benedetto Marcello, Palazzo Pisani, San Marco 2810 (Campo Santo Stefano) – Esposizione curata da Achille Bonito Oliva, Paolo De Grandis

United Cultural Nations
Palazzo Bacchini delle Palme, Santa Croce 1959-1961 (San Stae) – Esposizione curata da PingLing Cheung

Passage to History: 20 Years of La Biennale di Venezia and Chinese Contemporary Art
Nappa 89, Arsenale Nord – Esposizione curata da Lü Peng, Achille Bonito Oliva

You (you). – Lee Kit, Hong Kong
Arsenale, Castello 2126 (Campo della Tana) – Esposizione curata da Yung MA

This is not a Taiwan Pavilion
Palazzo delle Prigioni, Castello 4209 (San Marco) – Esposizione curata da Esther Lu

Mind · Beating
Spazio Thetis, Arsenale Nord; Centro Ricerca Arte Contemporanea, Castello 925 – Esposizione curata da Zhang Wei e Yu Gao

Tranfiguration
Esposizione del Padiglione della Repubblica Popolare Cinese. Ha sede in Arsenale ed è stata curata da WANG Chunchen

Zhong Biao – The universe of unreality
Chiesa di Santa Maria della Visitazione fino al 27 ottobre Venezia, vicino alle Zattere. Ingresso libero.