Evento: Mostra di fotografia contemporanea
Titolo: Sale
Artista: Filippo Sproviero
Curatore: Salvatore Zito
Contributo critico Giuseppe Cicozzetti
Inaugurazione Venerdì 7 dicembre 2018, h18:30
Durata: 7 dicembre – 6 gennaio 2019
Orario: 17:30-20:00 – sabato mattina – Domenica e Lunedì chiuso
(CS) Venerdì 7 dicembre prossimo, alle ore 18:30, presso la galleria di Fototeca Siracusana, s’inaugurerà “Sale”, mostra personale di Filippo Sproviero, fotografo di origine nissena, da molti anni residente a Perugia.
Appassionato cultore del bianco e nero, il “richiamo del sangue” l’ha condotto spesso in Sicilia ad annotare nel suo taccuino d’immagini, luoghi, storie e volti. “Sale” è un compendio di questi appunti, sintetizzati nella mostra allestita presso la Fototeca Siracusana.
Lo stile è quello del classico reportage, chiaramente acquisito dai modelli della migliore fotografia del XX secolo. Fotografo di eventi musicali importanti come Umbria Jazz, il suo punto di vista sulla narrazione fotografica non prevede orpelli estetici o furbe spettacolarizzazioni: Sproviero mira subito al cuore dei fatti, filtra subito il senso della scena dalle informazioni ridondanti, a favore di una sintesi sempre convincente.
Tra i diversi libri che ha pubblicato: “I colori del Jazz” (Ed. F.Motta Ed., 2010); “La fontana Maggiore di Perugia, Immagini di un restauro” (Ed. Guerra 1999); “Jazzbackstage in black&white” (Futura Ed. 2010); coautore del libro “Jazz e… solo Jazz” (FIAF Ed. 2002); “Umbria Jazz trent’anni come far suonare un libro” (Quattroemme Ed. 2003); coautore del libro “Tra l’Halycus e l’Himera” (Ed. Gruppo Culturale dell’Immagine 1985).
Filippo Sproviero ha voluto con “Sale” rendere omaggio alla sua Terra, ha voluto emozionarsi per emozionare con i suoi scatti, ben sapendo che in Sicilia il sale è anche simbolo o richiamo, molto legato all’immaginario della nostra identità, come ben spiega Giuseppe Cicozzetti, critico fotografico di questa mostra:
– (omissis) Filippo Sproviero con “Sale” racconta un modo di cui oggi non resta che una pallida ma tenace economia che ruota intorno a una lavorazione che sembra più appartenere a un genere di archeologia delle attività umane ma che invece, e lo apprendiamo dal suo reportage, vive nei residui di una resistenza che intende salvaguardare la sua stessa storia, una storia di sudore della fronte e fatica del corpo ma che ha lo stesso sapore dell’identità. E di identità ci parla Sproviero.
Nel suo lavoro si respira un’aria che intende ristabilire gli equilibri minacciati dalla veloce globalizzazione delle tecniche, come un gesto risarcitorio verso un mondo che ha perduto la sua voce e che qui, nelle sue immagini, attesta una presenza così ostinata e durevole a dispetto dei cambiamenti.
Essenziale e disincantato, Sproviero non ha pensieri per l’estetica o la sensazionalità, la sua è una struttura visivo-narrativa asciutta; asciutta come tutto ciò che il sale asciuga, come le parole che usa per descrivere il suo lavoro:
- Ovunque si volga lo sguardo in Sicilia tutto racconta storie legate direttamente o indirettamente al sale. L’alchimia in cui coesistono terra, cielo e mare, fa del sale il protagonista assoluto.
La mostra rimarrà aperta fino al 6 gennaio, l’ingresso è gratuito.