“Visione infrasottile” di Gaetano Brunetti

” Sostenibilità. Non c’è dubbio che con questo termine si voglia indicare un modello di sviluppo in grado di coniugare le esigenze della generazione presente con i bisogni di quelle future, cercando un equilibrio che tuteli e conservi l’ambiente. Una nuova consapevolezza che nasce dal correre al riparo dai guasti forsennati prodotti in passato e ancora in svolgimento, in nome della modernità. Pier Paolo Pasolini affermava che modernità e progresso fossero due antitesi, due diverse e opposte visioni del futuro. La modernità ci ha spinto verso il consumo smodato, nel quale i profeti del tutto e subito hanno stabilito i parametri di una involuzione spinta a trasformare i cittadini in consumatori, da soggetti aventi diritto a soggetti aventi desideri indotti. Progresso invece è una locuzione assai più articolata e già la sua pronuncia assume in sé quelle imprescindibili condizioni di benessere, anche di natura economica, che sono alla base di una civiltà che intende rispettare se stessa e il mondo che ha ricevuto in eredità. L’argomento è senz’altro di grande interesse e non ha lasciato indifferenti i fotografi più sensibili al tema di un riequilibrio dei rapporti tra uomo e natura, tra il bisogno di soddisfare le sue esigenze stabilendo intanto una nuova ecologia delle relazioni. Nella fotografia, così come in letteratura, il nodo cruciale, la specificità connaturata nella loro essenza è il linguaggio.
Gaetano Brunetti con “Visione infrasottile” esplora le contraddizioni con uno stile asciutto, minimale, affidando al dettaglio il ruolo dell’evocazione, cosa, questa, assai più efficace di un trattato completo. In fondo viviamo di suggestioni ed evocarle, in modo intelligente, suscita subito nell’osservazione di una fotografia come una scintilla che si fa largo nel folto delle interpretazioni. I suoi “still life”, assai lontani dall’essere un esercizio di pura tecnica – seduzione sterile alla quale nessuno dei fotoamatori sa resistere – hanno uno specifico concettuale che va ben oltre la rappresentazione e dunque quello che vediamo è un distillato di contenuti, un riassunto di un racconto assai più vasto ma che nella sua “riduzione” concentra il senso del problema. Una sfida. Al limite del tempo e delle capacità distruttive di ognuno. Ecco dunque che Brunetti, denunciando il pericolo, lascia che gli oggetti assurgano al ruolo di protagonisti, e il cui passaggio – e la giacenza nel territorio – indicano che c’è un “convitato di pietra” anche se non si vede: l’uomo. Tuttavia una sferzata simbolista arricchisce le immagini di un portato carico di contenuti ben risolti dal punto di vista narrativo (la fotografia di una carta geografica dell’Italia “posata” su un’inferriata vale più di mille parole), e in questa direzione Brunetti non risparmia sorprese. Infatti il ventaglio delle “dipendenze” si apre a dismisura e le contraddizioni affiorano come bolle sull’acqua. In questo senso l’alternanza tra “still life” e una fotografia ambientale (si noti la solitudine di un tavolo su cui sono poggiati dei medicinali) sperimentano una sinergia che innerva il portfolio. Né manca un breve accenno surrealista, giusto una pannellata con cui affrontare il tema della condizione femminile, una nota che si incastra nello spazio delle contraddizioni complessive come se a Brunetti, cui non difetta attenzione, avesse desiderato di non trascurare nulla né è assente la rivalutazione di una natura che prende il sopravvento su un oggetto tecnologico, a dimostrare che la sua immutabilità e silenziosa presenza prevale sulle mode temporanee. “Visione infrasottile” è una denuncia, una delicata e appassionata denuncia partecipata nella discrezione di chi è consapevole della forza del suo progetto, un grido leggero per dirci che nessuno è escluso da responsabilità. E la prova, un vero statement è da cogliere nell’immagine d’apertura, in cui l’uomo è simbolicamente rinchiuso in una gabbia da egli stesso costruita intorno a sé, con sicurezza il tema centrale dell’intero lavoro. “

Scritto da Giuseppe Cicozzetti, da “Visione infrasottile”

© Gaetano Brunetti
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CREDITS

ph: Gaetano Brunetti
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