Attraverso la Porta dei Sacerdoti

Attraverso la Porta dei Sacerdoti
Esposizione sull’Antico Egitto a Siracusa fino al 7 novembre 2017

Articolo e foto di Ciro Miceli per ArtAbout Magazine

Siracusa, 04 aprile 2017 – Antico Egitto, XXI Dinastia, il regno entrò in una fase confusionaria per quanto riguarda il governo, era sempre forte ed indiscussa la figura semi-divina del Re dell’Alto e Basso Egitto ma, di fatto, spuntarono figure religiose che assunsero sempre più potere: i Primi Profeti di Amon.  Questo è il quadro storico che ci introduce alla mostra di reperti egiziani provenienti dalla “Porta dei Sacerdoti”, rinvenuti presso il Secondo Nascondiglio di Dehir el Bahari ed esposti al Musées Royaux d’Art et d’Histoire di Bruxelles. Le ipotesi più accreditate indicano la Porta dei Sacerdoti come una vasta tomba collettiva in cui vennero sepolte importanti figure religiose, dai sacerdoti alle “cantanti di Amon”, figure religiose femminili, inferiori gerarchicamente ai sacerdoti ma ugualmente rispettate. L’esposizione è costituita da diversi sarcofagi interi, ben conservati, sulle cui pareti, interne ed esterne, è stato raffigurato tutto ciò che l’immaginario collettivo ha imparato a conoscere dell’arte funeraria egiziana, figure mitologiche, scene di sepoltura e di rinascita a nuova vita, il giudizio dell’anima del defunto, animali stilizzati come l’onnipresente scarabeo, simbolo di serenità durante il passaggio alla vita ultraterrena.

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Oltre ai sarcofagi, con le relative decorazioni, un ruolo importante nella sepoltura dei defunti era svolto dagli ushabti, minuscole figure umane in pietra, deliziosamente decorate e munite di attrezzi agricoli e artigianali, che, secondo il rituale, avrebbero avuto un ruolo fondamentale nella nutrizione dell’anima durante l’ultimo viaggio. La fabbricazione degli ushabti era una vera e propria dimostrazione di abilità artistiche e gli artigiani incaricati della loro produzione erano ammirati e rispettati così tanto che alcune loro tombe sono state rinvenute vicino a quelle dei sacerdoti di più elevato rango. L’esposizione museale vanta numerosi ashabti, molti dei quali in condizioni davvero ottime, su cui sono ancora visibili le formule rituali usate dai sacerdoti per donar loro vita dopo il giudizio dell’anima del defunto, in tal modo lo avrebbero assistito per l’eternità e provveduto ai suoi bisogni. Di elevato interesse anche le cassette in cui questi venivano stipati, riccamente decorate con scene di vita quotidiana.

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Una mostra sull’Antico Egitto non può considerarsi all’altezza se non conta almeno una mummia tra i suoi pezzi e, tra i reperti della Porta dei Sacerdoti, la mummia meglio conservata è quella di un bambino dell’età apparente di 9 o 10 anni, perfettamente integra all’esterno e, come dimostrano le analisi eseguite nel 2015, anatomicamente integra a livello scheletrico. La sua esposizione e le informazioni che si hanno su di essa sono un efficacissimo esempio di fusione tra l’arte ancestrale e le più moderne tecniche strumentali, il cui utilizzo è mostrato nella sezione di restauro dell’esposizione, dove il visitatore può assistere, grazie anche all’aiuto di maxischermi che ingrandiscono i dettagli delle lavorazioni, al recupero dei pezzi usurati o danneggiati.

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Il giudizio sulla mostra non può che essere assolutamente positivo, al di là delle considerazioni personali, sicuramente influenzate dal fascino esercitato dall’argomento, la qualità e il significato dei pezzi esposti sono in grado di attirare l’interesse anche dei meno appassionati, che, se non altro, potranno “vantarsi” di aver assistito ad un evento assolutamente esclusivo per l’Italia che ha ospitato solamente altre due volte l’esposizione.

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