(News-art.it) Milano, 17 dicembre 2013 – Attraverso un’ottantina di opere, tutte provenienti dalle collezioni del Centre Pompidou di Parigi, la grande retrospettiva milanese, a cura di Angela Lampe (curatrice e conservatrice della stessa istituzione parigina) in collaborazione con Ada Masoero, si prefigge di ricostruire secondo un criterio rigorosamente cronologico l’intero percorso creativo di Vassily Kandinsky, tra le figure cardinali dell’arte del Novecento europeo.
Se certamente si può discutere sul significato e l’utilità culturale, scientifica, sociale della “mostra-pacchetto“, con tante opere provenienti da un’unica raccolta in transito talora annoso attraverso sedi successive (format sempre più diffuso, alla base del quale c’è senz’altro anche un movente commerciale e in senso lato politico), bisogna altresì riconoscere che l’importanza dell’autore, la qualità e rappresentatività delle opere, l’importanza storica della loro provenienza e il prestigio del museo prestatore conferiscono all’esposizione milanese (rispetto a tante altre consimili) non solo un’attrattiva irresistibile, ma anche una sua ragion d’essere didattica e perfino un fondamento e un obiettivo storico-artistico, permettendo di seguire tutti i passaggi cruciali che hanno segnato la vasta parabola delineata dalla produzione di Kandinsky.
La personale di Palazzo Reale è strutturata in quattro sezioni, sviluppate lungo otto sale, che corrispondono ai periodi principali in cui è scandita l’esistenza dell’artista: gli esordi in Germania, gli anni in Russia, il ritorno in Germania come docente della Bauhaus, fino all’ultimo decennio abbondante trascorso a Parigi.
La prima sezione, dunque, è imperniata sugli esordi artistici, l’affermazione e la progressiva definizione della sua poetica a Monaco, fra il 1896, l’anno del trasferimento di un Kandinsky trentenne dalla Russia in Germania proprio per studiare pittura, e il 1914 in cui rientra a Mosca.
In una Monaco che al principio del secolo diventa la capitale europea del Jugendstil, Kandinsky esordisce con paesaggi di piccolo formato di chiaro influsso impressionista (Schwabing, Wintersonne, 1901) e con raffigurazione di gusto ancora simbolista, ispirate alle leggende germaniche e alla vita della vecchia Russia (Scena russa, domenica, 1903-04).
Nel 1908, durante un soggiorno estivo a Murnau, crea i primi dipinti in cui, avendo come modello soprattutto la pittura fauve, indirizza la suoi prediletta tavolozza squillante, accesamente contrastata e marcatamente antinaturalistica verso immagini piatte in cui prende avvio il processo di progressiva astrazione dal reale (Improvisation III, 1909).
A Monaco Kandinsky concepisce e realizza il suo fondamentale scritto teorico “Dello spirituale nell’arte” (Über das Geistige in der Kunst), lucida espressione di poetica in sono compiutamente formalizzati i presupposti dell’astrazione, individuati nel rapporto tra forma e colore e tra colore e suono.
Con l’amico Franz Marc, sviluppa il progetto del Cavaliere Azzurro da cui, tra il 1911 e il 1912, scaturiranno due mostre celeberrime nonché, nel maggio 1912, l’Almanacco del Cavaliere Azzurro.
In questi anni Kandinsky crea le sue prime opere totalmente svincolate dal reale, frutto dell’intento di dare espressione al mondo interiore del loro creatore, senza più punti di contatto evidenti con l’esperienza sensibile del mondo esterno (Quadro con macchia rossa, Bild mit rotem Fleck, 25 febbraio 1914).
La seconda sezione è intitolata Di nuovo in Russia: 1914-1921. Kandinsky rientra a Mosca a causa della Prima guerra mondiale. Dopo un breve ritorno alla figurazione, successivamente alla Rivoluzione d’Ottobre Kandinsky viene coinvolto nelle nuove istituzioni culturali post-zariste, dove fino
al 1920 occupa ruoli di prestigio. Assorbito da tali incarichi in questo periodo dipinge poco, ribadendo comunque la sua scelta definitiva in favore dell’astrazione (Nel grigio, Im Grau, 1919): ma l’avanguardia costruttivista russa più radicale gli è ostile per l’espressionismo spiritualista delle sue opere e delle sue concezioni artistiche, e nel 1921 decide di tornare in Germania.
La terza sezione è dedicata agli anni del Bauhaus (1921-1933). Kandinsky fu invitato da Walter Gropius a insegnare al Bauhaus, dove divenne docente di Decorazione murale nel 1922, realizzando lo stesso anno con i suoi studenti la grandiosa pittura per l’atrio della Juryfreie di Berlino. Gli anni al Bauhaus sono caratterizzati dall’amicizia con Paul Klee e dalla pubblicazione, nel 1926, dell’altro suo saggio fondamentale, Punto e linea sul piano”. La chiusura del Bauhaus da parte dei nazisti nel 1933 lo costringe a emigrare a Parigi.
Il periodo finale parigino è oggetto dell’ultima sezione della mostra. La Parigi in cui Kandinsky arriva nel 1933 è la capitale del mercato dell’arte, ma, intimamente nazionalista, non si mostra particolarmente interessata verso l’astrazione pura di un artista russo di nazionalità tedesca. In questi anni si moltiplicano nei suoi dipinti e nelle opere su carta le forme biomorfe, anche per l’influsso degli amici Jean Arp e Joan Miró (Entassement réglé, 1938; Bleu de ciel, 1940; Une Fête intime, 1942). Kandinsky muore a Parigi il 13 dicembre 1944.
VASSILY KANDINSKY. La collezione del Centre Pompidou
Palazzo Reale, Milano
17 dicembre 2013 – 27 aprile 2014
Orari: LUN 14.30 – 19.30 | MAR, MER, VEN, DOM 9.30 – 19.30 | GIO, SAB 9.30 – 22.30
€ 11,00 INGRESSO SINGOLO INTERO audioguida gratuita
€ 9,50 INGRESSO SINGOLO RIDOTTO audioguida gratuita
Per prenotazioni e informazioni: +39 02 54916
Catalogo 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE (prezzo 34 € in mostra; 39 € in libreria)
http://www.kandinskymilano.it